Spagnolo
BBC Mundo Chaco paraguayo: tesoro verde en peligro
BBC Mundo: Denuncian la destrucción del Chaco
http://www.iniciativa-amotocodie.org
http://www.sobrevivencia.org.py
En el Gran Chaco se pierden más de 1.300 hectáreas de bosques por día
Adding an anthropologist to a research team is like moving from black-and-white TV to color
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Agli inizi del 2009 siamo stati contattati dalla Ong Insito interessata a conoscere la nostra esperienza di lavoro in Cile e approfondire le metodologia applicate. Nel marzo 2010, in concomitanza della missione di chiusura del progetto, mi sono recato in Paraguay per visitare il territorio in cui opera la ong Insito.
Insito ha sede nella cittadina a Filadelfia, Departamento Boqueron a nord ovest del Chaco Paraguayo. Opera prevalentemente con le comunità ubicate nell’estremo nord ovest, l’area limitrofa al Rio Pilcomayo nei pressi dei confini con Bolivia e Argentina. Oltre ad appoggiare le comunità rurali dei principali gruppi linguisticidì dell'area, (Nivacle, Manjuy e Guarani) partecipa al monitoraggio ambientale del bacino del Pilcomayo e sta realizzando un progetto pluriennale denominato Acompañamiento a los pueblos indígenas de la cuenca baja del río Pilcomayo – Paraguay. Il progetto è di particolare interesse, dato che si rivolge ad un'area poco conosciuta denominata Gran Chaco, la seconda area forestale sudamericana per estensione, un ecosistema molto fragile denominato bosco secco, sottoposto a disboscamento intensivo da parte di imprese agricole locali e provenienti da Argentina e Brasile, dove controlli e normative ambientali sono più restrittivi.
Interessante notare che il progetto non intende rivolgersi solamente alle popolazioni originarie dell’area, ma include anche i criollos[1] che si sono insediati nell’area dal 1935 e soggetti alle stesse problematiche delle popolazioni originarie superando la classificazione di tipo etnico ed agire con una prospettiva unità territoriale e bisogni dei residenti.La situazione dell’area è molto complessa e diversa dalle aree dove abbiamo operato in Cile. Il primo fattore evidente è costituito dalle distanze da percorrere su strade sterrate prima di raggiungere le comunità in cui opera Insito, si tratta di circa 400 km dei quali 300 km di strade sterrate che in epoca di secca possono essere percorsi in 8 - 10 ore di fuoristrada, mentre durante la stagione di pioggia in epoca non sono transitabili per la maggior parte del tempo. Non esiste rete elettrica e le comunicazioni sono prevalentemente realizzate con radio a onde corte.
La crescente pressione da parte di grandi imprese agricole sull’ambiente e sulle popolazioni locali, generata dall'incremento di terreni necessari per l'allevamento di bestiame in congiunzione con una incipiente produzione di biocombustibili, sta provocando una emergenza ambientale e sociale: la popolazione insediata nell'area spesso non detiene titoli legali sulla terra che occupa da generazioni, e corre il rischio di essere emarginata in aree poco fertili e con scarse risorse idriche; è presente una progressiva salinizzazione delle falde acquifere a causa del sovra sfruttamento per uso irriguo da parte delle grandi imprese e dal cambiamento climatico; la deforestazione intensiva[2] sta generando processi di desertificazione e sono noti casi di avvelenamento da prodotti agro tossici.
Le problematiche create dell'antropizzazione e dal cambiamento climatico sono aggravati da fenomeni naturali quali il lento spostamento dell'area di scorrimento del Rio Pilcomayo verso l'Argentina.
[1] Con il nome Criollo, nell’area nord ovest del Gran Chaco, vengono indicati i discendenti degli argentini che si sono stabiliti sul territorio Paraguayo dopo la guerra del Chaco. In molti casi i Criollos condividono con le popolazioni originarie i problemi legati alla mancanza di titoli di proprietà e gli effetti dei cambiamenti climatici.
Qualche giorno fa ho scritto due post sul mio sito personale, uno sulle fonti di emissioni di PM10 e le ordinanze di idati e uno su "Accendere il fuoco dall'alto: ridurre emissioni e massima efficienza"
Due motivi mi hanno spinto:
1. Sento troppo spesso fare affermazioni senza citare quali sono le fonti. Se non ho dati e fonti, sono opinioni, che possono essere anche giuste, ma non possono essere una base di discussione. ARPAT, Unione Europea e ISPRA non sono ragionevolmente d'accordo, e con minime varia nel riportare che la principale fonte sia il riscaldamento. Mi piace parlare e confrontarmi, ma vorrei farlo su basi ragionevoli e non su sentito dire. SE qualcuno ha studi affidabili per confutare discutiamone. Ho quindi pubblicato Polveri sottili ed ordinanze con alcuni dati per avviare una riflessione sistematica. (Link alla fonte dati dell'immagine ARPAT)
2. Credo imporante pensare a cosa possiamo fare noi, piuttosto che concentrarci sempre su quell oche possono fare gli altri. Nello specifico, possaimo certo rifletter sulle politiche nazionali, ma poi dobbiamo nache pensare a quell che facicamo, dato che se bruciamo le potature, oltre a disperdere la maggior parte dei nutrienti sottratti alla terra, che si concentrano nelle ramaglie e nelle foglie, creiamo una gran quantità di PM10 e PM2,5. Accendere il fuoco dall'alto è una tecnica che da ottimi risultati, semplifica l'accensione del fuoco e riduce le emissioni.